TERAMO – "Tutti invocano la partecipazione popolare, ma la democrazia ha le sue regole e la sua grammatica". Così Cristina Marroni, commenta le prese di posizione del gruppo consiliare di maggioranza "Al Centro per Teramo" intervenuto sulle esternazioni dell’assessore Romanelli sul Polo scolastico oensato nell’area del vecchio stadio comunale. Il consigliere Marroni cita tra gli istituti di democrazia partecipativa il “Regolamento per la disciplina delle forme di consultazione popolare”,chiesto anche dal comitato "Nuovo Teatro Teramo" e ritiene che la partecipazione non vada solo citata negli intenti, ma perseguita attraverso istituti precisi di democrazia. Questo il contributo integrale:
"Le cronache riferiscono che nell’agenda del nuovo mandato da assessore di Piero Romanelli sia segnato il progetto di realizzare il nuovo polo scolastico nell’area del vecchio stadio comunale. Inopinatamente il consigliere di maggioranza Angelo Puglia ha iniziato a operare quei distinguo che rappresentano la spia di una operazione di distacco dai metodi brucchiani, metodi peraltro sempre condivisi durante la scorsa consiliatura; per cui è naturale sospettare che gli scopi non siano così nobili. In particolare, Puglia si esercita sul tema della partecipazione auspicando “un percorso condiviso e partecipato tra tutte le forze politiche e il coinvolgimento della comunità” sull’ipotesi del polo scolastico nell’area dell’ex stadio comunale. Prendiamo atto del mutamento di opinione della lista civica “Al Centro per Teramo”, la quale negli anni si è distinta per non essersi mai discostata dall’idea antidemocratica di governo della città che ha contraddistinto il primo mandato di Brucchi. A tale proposito, appare doveroso iniziare un percorso di chiarezza, considerato che sia la “partecipazione popolare”, sia i “percorsi condivisi” restano vuote petizioni di principio e vengono citati ripetutamente a sproposito da tutti, ma perseguiti attualmente da nessuno a livello istituzionale. In primo luogo, qualora Puglia e la sua lista civica perseguissero davvero il valore della partecipazione, ben avrebbero potuto – durante l’intero mandato appena concluso da presidente del consiglio comunale – dare attuazione proprio agli “Istituti di partecipazione” contenuti nel Titolo IV del vigente Statuto comunale, rimasto miseramente inattuabile per assenza dei regolamenti che disciplinino gli istituti ivi previsti. In secondo luogo, Manola Di Pasquale ha addirittura inaugurato il proprio comitato elettorale da candidata sindaco con un incontro intitolato “La Teramo dei cittadini – Istituti di partecipazione popolare”, svoltosi lo scorso 28 febbraio. A quell’incontro era presente il comitato Nuovo Teatro Teramo, il quale colse l’occasione per rimarcare come fosse stata protocollata in Comune per ben quattro volte una proposta di “Regolamento per la disciplina delle forme di consultazione popolare”, proposta della quale si invocava la discussione all’interno dell’assise civica. Purtroppo, dato il nobile fine dell’incontro, l’opposizione nulla ha fatto nei successivi 4 mesi per porre al centro dell’agenda consiliare la discussione su tale Regolamento, la cui approvazione consentirebbe di disciplinare compiutamente la partecipazione popolare alle scelte strategiche del Comune di Teramo. Per tali motivi nel rinnovare l’invito alla sollecita discussione della proposta di “Regolamento per la disciplina delle forme di consultazione popolare” già depositata, sottolinea come la democrazia richieda una precisa grammatica fatti di atti e provvedimenti giuridicamente obbligatori per il perseguimento dei fini politici, ragion per cui lo sterile esercizio del parlare a vuoto sottende una esigenza di visibilità non supportata dalla reale volontà di rendere effettiva la partecipazione popolare. Allo stesso modo, appare davvero stucchevole il continuare a ostentare le presentazioni pubbliche di progetti, gli incontri convocati senza alcuna formalità e senza alcuna verbalizzazione e validazione degli esiti degli stessi, unitamente a consimili forme di pubblicizzazione di idee per lo sviluppo della città le quali, senza l’utilizzo della predetta grammatica istituzionale, restano uno sterile vociare del tutto insignificante (che è e resta un esercizio di antidemocrazia). Prima si approvi il “Regolamento per la disciplina delle forme di consultazione popolare”, solo dopo sarà possibile declinare la vera “partecipazione popolare” nelle forme consentite e stabilire veri “percorsi condivisi” per la individuazione del luogo più adatto per realizzare il nuovo polo scolastico”.